Attori Checco Zalone, Aurore Erguy, Miriam Dalmazio, Robert Dancs, Ruben Aprea
Trama
Checco Zalone è un lavoratore stanco di dipendere da un’azienda che sembra non valorizzarlo. Decide così di licenziarsi per trovare fortuna come venditore di aspirapolverei porta a porta. Sceglie però il periodo peggiore, perché la fabbrica in cui la moglie lavora rischia di chiudere. Inoltre in questa situazione economicamente disastrosa, Checco promette al figlio una vacanza da sogno, in caso di una promozione a pieni voti. Questo accade, così padre e figlio partono per una vacanza sgangherata ed improbabile verso una meta misteriosa ed improvvisata.
Recensione
Come altri addetti ai lavori che popolano il mondo dello spettacolo anche Checco Zalone (storpiatura dell’espressione dialettale “che cozzalone” ovvero “che tamarro”, vero nome Luca Medici) trae ispirazione per il suo ultimo film dal tema del momento: la crisi, interpretandola a suo modo e rivisitandola attraverso una comicità sboccata, che viene affidata alle “gesta” del suo alterego e omonimo cinematografico. Non ha quindi intenti di analisi o propositi di soluzione (e ci mancherebbe), ma segue quello che è il suo stile, basato sullo sberleffo maleducato, volto a inquadrare l’italiano medio (che forse non capisce fino in fondo che è proprio di lui che si sta parlando). L’elemento che contribuisce a rendere comiche le sue disavventure è certamente una grossa dose di fortuna sfacciata che alla fine incorona lo scemo del villaggio come inconsapevole vincitore. Come un Forrest Gump nostrano, lo strampalato self made man non fa altro che fraintendere e deludere chi lo circonda, ma rocambolescamente riesce a superare una selva di ostacoli, rimanendo in equilibrio sul filo teso sopra la sua esistenza malandata. L’ottimismo che Zalone decanta e di cui si fa manifesto è parodiato e tramutato in un misto di incoscienza e strafottenza che (quasi esclusivamente nei film) conduce direttamente in bocca ad un inevitabile lieto fine. Il protagonista appare quasi come un cartoon, per il suo modo genuino e un po’ volgare di porsi, caratterizzato da un’ingenuità infantile dovuta ad un’ignoranza smisurata, e l’ottimismo sopra citato sembra essere motivato dal fatto che semplicemente abbia sentito dire in televisione che “bisogna averlo”, e quindi non è mosso da una speranza radicata o da una fede incrollabile in qualche cosa. Il film quindi si regge su un personaggio/maschera ormai collaudato, che qui viene trasposto in un nuovo contesto, ma anche su uno stile comico rodato, tutto costruito sulla maldestra ignoranza del protagonista, poi esaltata da una struttura di racconto concepita come un susseguirsi di sketch e situazioni comiche. Ovviamente non si tratta di un film nuovo nello stile, poiché la ditta Zalone/Nunziante non si cimenta nella sperimentazione di nuovi meccanismi comici, né tanto meno azzarda un cambio di registro perché squadra che vince non si cambia (dove per “vince” ovviamente si intende “sbancare il botteghino”), ma si limita a liberare l’ignaro sempliciotto di paese all’interno di una situazione caotica, che però incredibilmente ed inconsapevolmente egli riesce in qualche modo a riordinare, tramutandosi nell’eroe di una favola dai toni sboccati e (come si usa dire) politicamente scorretti. Si tratta del solito prodotto godibile che sembra non avere grossi margini di esplorazione da parte di chi costruisce e interpreta le storie, ma al contempo la nuova maschera comica non sembra avere ancora esaurito la carica esplosiva che da qualche anno a questa parte la anima. L’unica speranza in tal senso è che questa macchietta possa trovare nuovi spazi in cui muoversi, e soprattutto ci si augura, che quando questi saranno esauriti, si possa avere il buon gusto necessario per non azzardare inutili tentativi di rianimazione ai danni della salma di un divertimento che fu (oltre che ai danni dello spettatore), come hanno fatto i fratelli Vanzina e Neri Parenti con il loro interminabile filone di film natalizi.
Voto 5/6
G.P.