giovedì 9 gennaio 2014

American Hustle - Recensione


Regia David O’Russell

Attori Christian Bale, Amy Adams, Breadly Cooper, Jennifer Lawrence, Jeremy Runner, Robert De Niro

Trama

Irving Rosenfeld è un truffatore affermato, proprietario di una catena di lavanderie e trafficante d’arte, sposato con una donna divorziata, Rosalyn, con la quale vive assieme al figlio di lei. Incontra Sydney Prosser, una donna povera ma scaltra, con la quale entra in società. Tra i due nasce un rapporto sentimentale che si consolida di pari passo con l’espandersi della loro “attività”. Quando però l’agente Richie DiMaso li incastra, sono obbligati a collaborare con i federali. I tre cercano quindi di incastrare Carmine Polito, sindaco di una piccola cittadina del New Jersey, coinvolgendolo con un esca in affari poco chiari. A tutto ciò si aggiunge la presenza incombente della mafia che attende nuovi sviluppi della faccenda, valutando la possibilità di entrare in affari.

Recensione

Un uomo si sistema i capelli, pettinandoli con un vistoso riporto e aggiungendovi del “materiale” per supplire all’assenza di materia prima: truffa l’occhio di chi guarda sfoggiando una capigliatura perfetta, che però non possiede. La sintesi della natura truffaldina di Irving Rosenfeld, imbroglione di professione, è tutta in questa prima sequenza. Il film tratta infatti il tema della truffa, facendo il ritratto di una vita in maschera, quella del protagonista, da condividere preferibilmente con un’abile ed affascinante truffatrice, dissimulando e fingendo forse anche con lei.
Questa pellicola mette in scena tutto ciò, affidandosi ad un particolarissimo uso della musica, che nelle scene più concitate e tese ricorda lo Scorsese dei suoi film gangsteristici, ed al contempo, nell’enfatizzare i momenti più mondani, diventa un’efficace commento sonoro ad una parodia del glamour che prende di mira la smania di possesso e di potere, ridicolizzandola e riducendola a manifestazione eccessiva e patetica di sé. Per conseguire tale scopo il regista si è affidato ad un trucco e all’uso di costumi che rendono volutamente eccessivi i personaggi, trasformandoli in caricature e portando così il discorso sui binari di un’ironia che ricorda molto quella dei fratelli Cohen. In tutto questo non c’è però disprezzo verso i personaggi, ma paradossalmente il grottesco nel quale vengono calati testimonia quasi una forma di tenerezza (oltre che un po’ di pena) che il regista riserva nei loro confronti.
Ciò che caratterizza questo film è anche un uso dicotomico del tono del racconto, che da un lato pende sul versante del drammatico e dall’altro vira verso il comico, rendendo la pellicola divertente oltre che tesa e coinvolgente: una tecnica questa che il regista aveva già utilizzato ne Il lato positivo, sfumando però maggiormente i due registri (per rispettare la natura romantica del film), contrariamente a quanto fatto in questo film, nel quale invece sembra mescolarli in maniera più decisa.
È una storia di parziali e temporanee vittorie e di sconfitte brucianti, che rendono chiunque vittima di un patimento e di un senso di incompiutezza che si rivela essere il motore stesso della truffa. L’unica via di salvezza sembra trovarsi nella capacità di rinnovamento e nel tentativo di cambiare, accantonando l’arte dell’imbroglio e rischiando così la pericolosa carta della verità. “Non dovevo dire la verità ad una donna”, dice il protagonista dopo il secondo incontro con la futura amante e complice. Proprio a causa di un gesto così avventato crede di averla perduta, salvo poi rendersi conto che proprio questo azzardo ha dato inizio al loro sodalizio “lavorativo” e sentimentale.
Il film risulta estremamente scoppiettante ed incisivo, ironico e serio, grazie anche ad un cast che unisce i protagonisti degli ultimi due film del regista O’Russell (Amy Adams e Christian Bale di The fighter e Jennifer Lawrence, Breadly Cooper e un inatteso Robert DeNiro de Il lato positivo), ed il loro innegabile affiatamento risulta essere uno degli elementi di maggior pregio della pellicola.
Un film che a modo suo si pone anche dei quesiti etici importanti, domandandosi quanto sia concesso oltrepassare le regole stabilite dalla legge e a quale scopo, e quanto sia lecito creare trappole per ingolosire dei potenziali malfattori con l’obbiettivo premeditato di incastrarli. La conclusione non lascia trasparire prese di posizioni nette al riguardo, ma semplicemente si limita ad osservare i quattro personaggi uscire malconci da una storia ingarbugliata, vedendoli disperdersi ognuno per la sua strada e fare fagotto di un’esperienza alquanto assurda e dagli esiti inaspettati, imprevedibili quanto il finale stesso del film.

Voto 7/8
G.P.

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