Regia Luc Besson
Attori Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Dianna Agron, John D’Leo, Tommy Lee Jones
Trama
La famiglia Manzoni (padre, madre, e due figli adolescenti) si trova costretta a cambiare il nome in Blake e ad emigrare in Francia dagli Stati Uniti, dopo essere stata inserita nel programma di protezione testimoni dalla polizia. Nella nuova località dovrà fare i conti con la convivenza difficile con gli abitanti della tranquilla cittadina che li ospita, cercando di non farsi smascherare dai vecchi “soci in affari”, che stanno cercando Giovanni, il capo famiglia, per fargliela pagare.
Recensione
Il film è spesso poco incisivo e caratterizzato dalla presenza di uno humor che solo talvolta coglie nel segno, battendo costantemente sullo stesso tasto: mira infatti ad ironizzare sulla violenza che la famiglia, in modi differenti, perpetra nei confronti di ogni qualsivoglia intruso che giunge dall’esterno, minandone la serenità. Ha il difetto di non avere equilibrio e di non essere affatto omogeneo, caratteristica che si manifesta nei mal accostati momenti di ironia e di dramma, che finiscono per depotenziare la carica umoristica della pellicola, ridicolizzandone le parti drammatiche. Gli attori raggiungono la sufficienza, e le due superstar si collocano sul piano dei due attori emergenti, lasciando loro lo spazio per poter emergere. De Niro in particolare ricopre il ruolo che ha caratterizzato la sua carriera, quello del gangster, ricorrendo alle sue tipiche espressioni facciali, senza cadere però nell’eccesso che ha minato la sua credibilità nell’ultima decade, tramutandolo in una sorta di caricatura di se stesso. Il gangster pentito con attacchi d’ira incontrollati che emerge in questo film, non è niente di eccelso, ma nemmeno deturpa il passato glorioso dell’attore italo-americano e dei suoi celebri ruoli da malavitoso. La Pfeiffer invece risulta un po’sottotono, pur mantenendo la sinuosità e l’espressione conturbante di un tempo. La regia è poco classica e sembra particolarmente interessata a far coesistere il dramma con la commedia. Appare però incerta nel raggiungimento del suo proposito, e Besson dà l’impressione di non riuscire a guidare al meglio la storia, che infatti sbanda qua e là, regalando talvolta qualche guizzo, ma lasciando trasparire soprattutto un mancato equilibrio nella gestione del tono della storia ed un maldestro dosaggio dei due elementi che invece vorrebbe bilanciare.
La componente comica, come detto, è affidata all’incompatibilità di ogni singolo elemento della famiglia con l’ambiente all’interno del quale dovrebbe mimetizzarsi. Questo espediente fa risultare l’intero nucleo famigliare come distante anni luce dall’habitat in cui si trova, ed ogni tentativo di inserimento diventa matematicamente un fallimento. Il negozio dato alle fiamme, le martellate “giustificate” di De Niro, il racket scolastico e il modo troppo diretto di gestire gli spasimanti indesiderati, rappresentano quindi il meglio di una comicità che non colpisce mai direttamente nel segno, lasciando allo spettatore il gusto di un sorriso smorzato e talvolta poco convinto. Alcune trovate sono discrete, come la citazione di Quei bravi ragazzi: un dichiarato omaggio a De Niro, che si ritrova, per l’appunto, a guardare se stesso sullo schermo, in un espediente frizzante quel tanto che basta per scuotere il torpore che fino a quel momento addormenta il film (tale momento però è solo lasciato intendere allo spettatore, altrimenti l’operazione meta cinematografica sarebbe risultata assai troppo bizzarra e alquanto auto compiaciuta). Discreta trovata dunque, che fa però da ponte per un finale che tradisce completamente il resto della pellicola, soprattutto nel suo ricorrere ad un uso “serio” della violenza, che fino a quel momento era stata ridotta a semplice espediente umoristico. La chiusura torna ad essere ironica, come per incanto, riducendosi però ad un debole tentativo volto a far rientrare la pellicola nei giusti binari, senza peraltro raggiungere lo scopo prefissato. Ne risulta quindi una commediola senza troppe pretese, con pochi momenti discreti ed alcuni momenti di noia, in cui la recitazione degli attori non esalta particolarmente i personaggi ed il potenziale dello spunto iniziale non viene valorizzato a dovere.
Voto 5
La componente comica, come detto, è affidata all’incompatibilità di ogni singolo elemento della famiglia con l’ambiente all’interno del quale dovrebbe mimetizzarsi. Questo espediente fa risultare l’intero nucleo famigliare come distante anni luce dall’habitat in cui si trova, ed ogni tentativo di inserimento diventa matematicamente un fallimento. Il negozio dato alle fiamme, le martellate “giustificate” di De Niro, il racket scolastico e il modo troppo diretto di gestire gli spasimanti indesiderati, rappresentano quindi il meglio di una comicità che non colpisce mai direttamente nel segno, lasciando allo spettatore il gusto di un sorriso smorzato e talvolta poco convinto. Alcune trovate sono discrete, come la citazione di Quei bravi ragazzi: un dichiarato omaggio a De Niro, che si ritrova, per l’appunto, a guardare se stesso sullo schermo, in un espediente frizzante quel tanto che basta per scuotere il torpore che fino a quel momento addormenta il film (tale momento però è solo lasciato intendere allo spettatore, altrimenti l’operazione meta cinematografica sarebbe risultata assai troppo bizzarra e alquanto auto compiaciuta). Discreta trovata dunque, che fa però da ponte per un finale che tradisce completamente il resto della pellicola, soprattutto nel suo ricorrere ad un uso “serio” della violenza, che fino a quel momento era stata ridotta a semplice espediente umoristico. La chiusura torna ad essere ironica, come per incanto, riducendosi però ad un debole tentativo volto a far rientrare la pellicola nei giusti binari, senza peraltro raggiungere lo scopo prefissato. Ne risulta quindi una commediola senza troppe pretese, con pochi momenti discreti ed alcuni momenti di noia, in cui la recitazione degli attori non esalta particolarmente i personaggi ed il potenziale dello spunto iniziale non viene valorizzato a dovere.
Voto 5
G.P.