lunedì 23 giugno 2014

Maps To The Stars - Recensione


Regia David Cronenberg
Attori Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Sarah Gardon, Robert Pattinson, Evan Bird

Trama

Nella Hollywood delle stelle del cinema si incrociano diverse persone: Havana Segrand, attrice decaduta che cerca di raddrizzare la propria carriera provando ad ottenere il ruolo interpretato anni prima dalla madre, deceduta in un incendio; Agatha Weiss, ragazza abbandonata dai genitori e segnata dalle cicatrici di un incendio che la traumatizzò da piccola; e i componenti della famiglia Weiss, il padre Stafford, affermato psicologo (che ha in cura tra i suoi pazienti Havana), la madre Sarah e il figlio adolescente Benjie, acclamata star di un telefilm di successo. Havana e Benjie cominciano ad avere strane visioni riguardo il loro passato, mentre Agatha, tornata a Los Angeles per cercare la sua famiglia, ottiene un lavoro come assistente di Havana, e durante il soggiorno instaura un rapporto con Jerome, un autista di limousine che sogna di sfondare nel mondo del cinema.

Recensione

Il film di Cronenberg spicca per atmosfere fredde e sinistre, intrise di momenti horror con sfumature psicologiche e soprannaturali. La Los Angeles delle star, a dispetto dell’apparenza patinata ed elegante, è un luogo popolato di segreti e macchiato dalla dannazione, una colpa dai connotati ancestrali, una maledizione tramandata di padre in figlio. Tutto ciò è marchiato col fuoco, dall’incendio che sfigurò la protagonista a quello che uccise la madre di Havana. La libertà tanto aspirata (lasciata alla poesia che la Agatha e Benjie leggono in continuazione) sembra lontana, forse possibile solo attraverso un gesto estremo, e la morte sembra il modo migliore per nascondere la polvere sotto il tappeto. Ma dal tappeto della psiche dei personaggi emerge tutto ciò che è nascosto, e le stelle di Hollywood non possono che annegare nel loro cielo oscuro e disperato.
Cronenberg si affida al colpo di scena e alle atmosfere distorte, al silenzio straniante e a quel senso di imminente pericolo e di calma apparente che aveva già caratterizzato il suo precedente lavoro, Cosmopolis (film sicuramente più riuscito). Ma se in quest’ultimo il discorso si faceva filosofico, apocalittico e universale - tanto da trovare una chiave di lettura tesa ad analizzare la crisi economica in raccordo con quella individuale - nel suo nuovo film il dramma che colpisce i protagonisti sembra invece toccare la sola famiglia Weiss, senza quindi riuscire ad avere l’impatto adeguato e il respiro giusto per essere qualcosa di più di una sgangheratissima soap: una storia che alterna il dramma della vita annoiata dei protagonisti a momenti di terrore dischiusi dalla mente contorta dei personaggi.
Il risultato è di sicuro impatto emotivo, ma viene a mancare proprio nel suo essere straniante fino in fondo, lasciando quindi soltanto un palpabile senso di confusione, quasi che la storia non fosse altro che un pretesto per mettere in scena momenti shoccanti che, senza il supporto di una chiarezza sostanziale del discorso, deragliano nel compiacimento e nella gratuità. Gli improvvisi momenti di suspance sono scollegati da tutto il resto e sembrano voler nascondere una mancanza di idee, come se il film si reggesse sulla speranza che il momento “forte” possa distrarre lo spettatore dall’inconsistenza di alcune sue parti. Alcuni dialoghi sono buoni, surreali, crudi ed enigmatici al tempo stesso, ma vengono talvolta rovinati da un simbolismo semplificato (la scena degli anelli, per esempio) che manifesta tutta la debolezza di un film che ha nell’atmosfera una buona costante, su cui però la storia zoppica fino a stramazzare al suolo, senza mai sembrare in grado di potersi reggere veramente in piedi. Il finale è immerso nella spessa nebbia di fitto mistero che caratterizza la pellicola, ma nonostante la pulizia stilizzata non riesce a districare la contorta matassa di momenti sconvolgenti che compongono il film, riducendo così l’intera pellicola ad un esperimento elaborato, intricato e complesso come un labirinto, all’interno del quale però sembra che ad essersi smarrito sia lo stesso Cronenberg.

Voto 5
G.P.

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