Trama
Tony Strak sta progettando nuovi Ironman e passa intere giornate a brevettare nuovi congegni per migliorare il potenziale della sua creatura. Trascura la sua compagna Pepper, che però, sapendo con chi si è fidanzata, cerca di non fargli pesare più di tanto queste sue mancanze. Dal passato di Tony fa il suo ritorno un personaggio inquietante, un uomo che era stato trascurato più di dieci anni prima dal magnate e che, dopo essersi ripreso dallo smacco subito, si fa vivo contattando Pepper per proporle una poco chiara transazione d’affari. Al contempo si sono verificati degli attacchi terroristici che potrebbero centrare con questa inquietante presenza, ma che vengono imputati al Mandarino, un terrorista mediorientale che fomenta l’odio contro l’America, definendosi non un uomo di distruzione e di terrore, ma un maestro pronto ad impartire una lezione severa a tutto l’occidente. Ironman è quindi ancora una volta chiamato in causa per disinnescare il pericolo imminente e salvare tutti coloro che sono in pericolo, con l’onere stavolta, di dover far quadrare i suoi “impegni di lavoro” con il conseguimento di una stabilità di relazione con la balla compagna.
Recensione
Il super eroe in questione non è la solita sintesi di tutte le buone qualità umane, non è uno spot pubblicitario, non è immune da tristezza e ossessioni, non è nulla di tutto questo. È, come visto anche nei precedenti episodi, un uomo vittima di un ego spaventoso e di tutti i conseguenti deliri che una megalomania tanto ingombrante può comportare. Qui, in questo terzo film, il suo personaggio diventa ancor più complesso, arrivando a manifestare questo suo senso di inadeguatezza attraverso attacchi di panico sempre più frequenti, rivelatori di un disagio forte, quasi come se non vedesse l’ora di scrollarsi di dosso l’aura di supereroe e l’onere che esso comporta, lasciando posto alla persona piuttosto che al personaggio, al volto piuttosto che alla maschera. Emblematica in tal senso è la scena in cui Tony è costretto a trascinare la sua corazza attraverso un sentiero innevato, nel bel mezzo di una tormenta. Questa è l’immagine simbolo del film: un uomo che vive come un peso il proprio alterego, ma dal quale, alla fine, riuscirà a separarsi. L’introspezione del personaggio è quindi uno degli aspetti nuovi o comunque più marcati, poco presenti e che raramente compaiono nei film per ragazzi di questo genere. Era già accaduto col primo Ironman e, un po’ meno col secondo, e si era visto con la trilogia di Batman di Nolan (ma quello è senza dubbio il supereroe che è stato trattato in maniera più adulta e che ha saputo nobilitare il filone, superandolo). Comunque il film in questione sa offrire momenti di ironia godibilissimi, tutti veicolati dalla compiaciuta guasconeria da Robert Downey Jr., che per certi aspetti ricorda i grandi comici di razza, che sapevano far ridere con l’immobilità del proprio volto, come per esempio Hugh Laurie (dr. House) e Bill Murray. La vicenda in questo caso offre spunti che sono molto attuali, come il tema della manipolazione delle masse e l’uso fondamentale dei media a tale scopo e, anzi, si potrebbe addirittura affermare che si tratti di una riflessione sul ruolo dell’immagine e su come questa possa colpire e distorcere a tal punto lo sguardo dello spettatore, fino a portarlo dalla propria parte. Il tema della vendetta, molto gettonato all’interno di questo genere cinematografico, è qui affrontato in modo standard, con il cattivo di turno che in parte è stato reso tale dal buono, che, a quanto pare, totalmente buono non è. Ciò potrebbe essere traslato all’interno di una parabola che vede il protagonista come creatore dei propri mostri e quindi anche come il più indicato alla loro eliminazione. Per la prima volta vediamo Tony Stark, magnate
dell’industria e potente uomo d’affari, alle prese con un tentativo di rapporto stabile con la bella compagna Pepper (Gwyneth Paltrow), e forse proprio questo si rivelerà essere la vera sfida per l’uomo che abita dentro la sua corazza. Insomma un vero dilemma per un protagonista, che dovrà fare i conti, da una parte, con l’ingombro della maschera da eroe e, dall’altra, con la vulnerabilità che l’assenza di quest’ultima comporterebbe. Inutile citare l’utilizzo abbondante di effetti speciali, che però quasi mai diventano invadenti, trasformandosi così in un maldestro stratagemma (specialmente per questo genere di film) di riempire vuoti di idee e di sceneggiatura: sono infatti limitati, seppur sofisticati e all’avanguardia, all’esaurimento del loro compito prioritario, cioè quello decorativo e, se vogliamo, emozionale. In definitiva si tratta quindi di un prodotto (di poco) sopra la media, all’interno del filone tratto dai Comics: che riesca, giunto al terzo episodio, ad essere superiore ad altre pellicole dello stesso genere (che magari rappresentano il tassello d’esordio di nuove saghe tratte dai fumetti) rappresenta sicuramente un punto a suo favore: il film conclusivo (forse) di una trilogia che ha, nel primo capitolo, sicuramente la sua parte migliore, ma che ha in questo film una degna chiusura.
Voto 6,5
G.P.
Nessun commento:
Posta un commento